"L'ASSIETTITU RA
VIGNA"
ossia l'impianto del vigneto
Nella pratica agricola relativa alle fasi di lavorazione di questa,
come degli altri impianti stabili, tramandati dal 1600 fino agli inizi del 900, si
evidenzia prima quella relativa alla preparazione del terreno o "tirrinu".
Questa viene generalmente effettuata dopo il 15 di agosto, con la bruciatura delle erbacce
o delle stoppie. Quindi si procede allaratura profonda, che si effettua in senso
longitudinale e trasversale, ossia a "sciaccari e rifunniri". Essa veniva fatta
con laratro a "spadda" o a pertica che veniva tirato, al giogo più o meno
grande, da due buoi o da due cavalli, da due muli o da due asini.
Tale preparazione del terreno veniva pure realizzata con laratro
a "scocca" tradizionale, di cui la "scocca" poteva essere più o meno
grande a seconda che servisse per cavalli, muli o asini.
Tale aratura profonda veniva fatta più volte dalla fine di agosto a
novembre, quindi si assestava, ossia si squadrava, il terreno con una "lenza" o
cordicella con tanti nodi equidistanti, che servivano per segnare con dei pezzi di canna o
"cadduozzi" il punto dove si sarebbe dovuto piantare il sarmento, ossia
"magghiuolu latinu" o tralcio, che essendo della qualità prescelta non
abbisognava di innesto. Limpianto aveva luogo a fine dicembre inizio gennaio, dopo
aver fatto il buco di cm 50x50x50 con il "baragghiu", mentre dove si incontrava
la pietra si adoperava lo "zappuni" .
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CATALOGO DEI BENI CULTURALI
SCHEDA N.1/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1931, acquisto 1979, Frigintini Modica, inizi 1800.
Aratro, dal lat. Aratrum, in sic. Aratru a spadda.
Ciò in quanto originariamente veniva trainato dal giogo fissato sulle
spalle degli animali. Successivamente, spostato il giogo tramite apposite selle sulla
schiena degli animali, prendeva il nome generico di aratro a pertica. Laratro, di
costruzione artigianale, è costituito da una trave lunga, ossia pertica, di cui una
estremità viene collegata al giogo e laltra si incastra al
centro del
"puntali" dove è trattenuta dalla "meccia". Il "puntali"
costituiva laratro vero e proprio, formato da un pezzo di trave sagomata con in alto
limpugnatura, detta "manuzza", e in basso un vomere fisso in ferro che
creava il solco più o meno profondo, a seconda dellangolo, formato con la pertica,
che veniva regolato dalla "turnigghia" in legno fissata da un "cugnu"
nel "cavadduzzu" o gobba in legno che fa da rinforzo alla pertica nel punto di
trazione.
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CATALOGO DEI BENI CULTURALI
SCHEDA N.2/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1910, donazione Lia Santapà 1970, Cutedda Vittoria, inizi 1800.
Giogo, dal lat. Jugum, in sic. Juu a spadda, per mucche o buoi.
Di costruzione artigianale, è costituito da una trave in legno
sagomato formante alle due estremità due identici collari, ossia "cuddara",
delimitati da due fori passanti in cui venivano fissate le cordicelle dei pettorali che
trattenevano i due animali al giogo. Mentre lincavo esistente al centro del giogo
serve per tenere fissa la "pastura", che collegava la pertica dellaratro
al giogo.
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SCHEDA N.3/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 744, acquisto 1982, Frigintini Modica, metà 1800.
Pettorale, dal lat. Pectorale, in sic. Pitturali, per qualsiasi
animale.
È realizzato artigianalmente in "curina", ossia le penne che
compongono le foglie a ventaglio della palma nana o "scupazzu". Le penne, dopo
essiccate e messe a bagno nellacqua, venivano arrotolate su sé stesse collegandole
luna allaltra così da formare ununica cordicella che, opportunamente
intrecciata, era capace di opporre una notevole resistenza alla trazione degli animali che
non subivano alcun danno.
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SCHEDA N.4/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 739, donazione Bontempo Calogero 1982, Maniaci, inizi 1800
Pastoia, dal lat. Pastura, in sic. Pastura.
È realizzata artigianalmente con due verghe di faggio opportunamente
attorcigliate su se stesse e intrecciate luna con laltra. Serviva per
collegare lestremità della pertica dellaratro, o di alcuni carri, al centro
del giogo tirato dagli animali.
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SCHEDA N.5/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 735, acquisto 1982, Frigintini Modica, inizi 1800.
Giogo, dal lat. Jugum, in sic. Juu a spadda, per cavalli o muli.
Costruito artigianalmente, è costituito da una trave in legno di
quercia sagomata nella quale sono posti, nella dovuta posizione, i due pettorali, la
"pastura" e la testa della pertica con la "cavigghia", o spina, per
non farla sfilare.
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SCHEDA N.6/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1909, donazione Lia Santapà 1970, Cutedda Vittoria, fine 1800.
Giogo, dal lat. Jugum, in sic. Juu a spadda, per asini.
Costruito artigianalmente, è costituito da una trave di legno di quercia sagomata e
formante, alle due estremità, due identici collari, ossia "cuddari", delimitati
da 2 fori passanti in cui venivano fissate le estremità dei pettorali che tenevano uniti
i due animali, mentre nel centro vi è piantata una "uccula", o anello di ferro,
che serviva a fissare la pastura che tratteneva la pertica.
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SCHEDA N.7/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1938, donazione Giorgio Linguanti 1975, Valseca Vittoria, fine 1800.
..., in sic. Maravusca, nome composto da "amara" e
"vusca" cioè: guai a chi li prende.
Si tratta di un tipo di frusta, di costruzione artigianale, costituita
dal lungo manico di legno con una frusta di corda intrecciata per incitare gli animali, da
una parte, e dallaltra una paletta di ferro per pulire di tanto in tanto il vomere
ossia "lommira" dellaratro.
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SCHEDA N.8/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1908, donazione Lia Santapà 1970, Cutedda Vittoria, inizi 1900.
Giogo, dal lat. Jugum, sic. Juu i sidduni i laurari.
Costruito artigianalmente, è costituito da una trave grezza alle cui
estremità troviamo, al posto dei collari, due "tireddi", ossia piccoli tiranti,
in tondino di ferro sagomato ad "U" fissato alla trave, nel quale veniva
introdotta la testa della sella da lavoro. Al centro del giogo vi è una staffa di ferro
sagomato con, allestremità, un foro passante nel quale si introduceva il gancio
della "pastura", ora tutta in ferro.
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SCHEDA N.9/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1135, donazione Rocco Giunta 1988, Vittoria, inizi 1900.
Pastoia, dal lat. Pastura, in
sic. Pastura.
Di costruzione industriale, è formata da un anello di ferro tondo in
cui veniva introdotta le testa della pertica, e da un gancio che veniva introdotto nel
buco della staffa del giogo, come si può vedere dalla foto esplicativa.
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SCHEDA N.10/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1926, donazione Lia Santapà 1970, Cutedda Vittoria, metà 1800.
Sella, dal lat. Sella, in sic. Sidduni i laurari.
Di costruzione artigianale, è costituita da una parte anteriore in un unico pezzo di
legno a forma di "Y" rovesciata, il cui gambo prende il nome di "testa i
sidduni" dove veniva introdotto il tirante del giogo, la cui estremità poggia su due
"cavigghiuni" sporgenti chiamati "puppa". Queste due caviglie, con le
altre quattro più corte, servivano a collegare la forcella anteriore con quella
posteriore fatta da due pezzi di legno lavorati e uniti.
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SCHEDA N.11/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1921, 1922, 1923, 1924, donazione Ferdinando Avarino 1976, Vittoria, fine 1800.
Sella,
dal lat. Sella, in sic. Sidduni i laurari.
Di costruzione artigianale, è costituita da una parte anteriore a forma di "V"
rovesciata, realizzata con due pezzi di legno sporgenti dal punto di incontro che
costituiscono la testa, ora più propriamente detta "palummedda" in quanto, pur
conservando la stessa funzione, i due pezzi di legno sporgente richiamano le ali della
colomba. Mentre i due "cavigghiuni" sporgenti in alto conservano la funzione e
il nome di "puppa" del "sidduni i laurari" (1924). Questo, come si
vede con lausilio di un cavalletto, veniva poggiato sulla schiena dellanimale
sopra un cuscino di tela di canapa imbottito di paglia, ossia "varduni" (1921),
ed era fissato con un "suttapanza" (1923) di cuoio e con un pettorale (1922) di
corda di "zammarra" o agave, oltre alla "curera" che manca.
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SCHEDA N.12/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1924, donazione Ferdinando Avarino 1976, Vittoria, fine 1800.
Sella,
dal lat. Sella, in sic. Sidduni i laurari.
Di costruzione artigianale, è costituita da una parte anteriore a forma di "V"
rovesciata e realizzata da due pezzi di legno lavorati e sporgenti dal punto di incontro,
dove sono collegati da un bullone di ferro, e conservano sia la funzione che il nome di
testa o "palummedda" della sella da lavoro. Questa, al posto delle due caviglie
sporgenti, ha una tavola piatta, che costituisce la "puppa", tenuta da un
tondino di ferro piegato a "U" e imbullonato nel retro della sella, tenuta da
altre quattro "cavigghi" di legno.
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SCHEDA N.13/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1939, donazione Giorgio Linguanti 1979, Valseca Vittoria, fine 1800.
Sella,
dal lat. Sella, in sic. Sidduni i laurari.
Di costruzione artigianale, è costituito da 4 sbarrette di ferro piatto, imperniate su
altre due barre sagomate a forma di "V" rovesciata nei cui vertici è imperniata
unaltra barra di ferro piatto sagomato ad "U", la cui parte sporgente
costituisce la "puppa". Nel centro si innalza un grosso tondino di ferro
lavorato, avente il vertice tagliato e ripiegato per riproporre lidea della
"palummedda", ormai talmente radicata da far passare in secondo ordine il
vecchio nome di "testa i sidduni i laurari".
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SCHEDA N.14/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1967, donazione Giorgio Linguanti 1968, Valseca Vittoria, inizi 1900.
Giogo,
dal lat. Jugum, in sic. Juu i sidduni i laurari.
Di costruzione artigianale, è costituito da una trave grezza alle cui estremità
troviamo, al posto dei collari, due "tireddi", ossia piccoli tiranti in tondino
di ferro sagomato ad "U", fissati alla trave e introdotti nelle teste, ossia
"palummeddi" delle selle da lavoro, mentre la trave poggia sulle
"puppe". Al centro del giogo troviamo ora fissato un tondino di ferro sagomato
ad "U" che prende il nome di "maniuni" in cui, evitando limpiego
della scocca, si introduceva la testa della pertica dellaratro che veniva fissata da
una spina o "trafitta".
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SCHEDA N.15/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1932, acquisto 1979, Frigintini Modica, 1700-1800.
Aratro,
dal lat. Aratrum, in sic. Aratru a scocca (tradizionale).
Di costruzione artigianale, è costituito dal "puntali" in legno sagomato con in
alto limpugnatura, detta "manuzza", e in basso un vomere, ossia
"ommira a scarpa", in quanto si mette e toglie come una scarpa. Al centro vi si
incastra la pertica, quasi della stessa lunghezza, collegata allaratro dalla
"turnigghia" in ferro, che regola langolo di inclinazione per arare più o
meno profondamente. Laltra estremità della pertica è di forma cilindrica, detta
"masculu" o maschio, che si introduceva nella femmina della scocca.
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SCHEDA N.16/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1927, acquisto 1979, Frigintini Modica, 1700-1800.
Nocca, dal medio alto ted. Knochen, in sic. Scocca.
Nocca di costruzione artigianale per equini, costituita da una forcella in legno con due
lunghe gambe sagomate, o "iammi", alle cui estremità sono due anelli che
servono per collegarla al "sidduni i laurari", mentre nella grossa testa della
forcella si trova un foro
passante, detto "fimmina", dove si introduce
il maschio della pertica dellaratro, che veniva fissato con lausilio di una
rondella e di una "trafitta", o spina, come si può vedere dalla foto
esplicativa.
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SCHEDA N.17/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1913, acquisto 1983, Maniaci Bronte, inizi 1800.
Sella, dal lat. Sella, in sic. Sidduni i laurari.
Di costruzione artigianale, nellevoluzione dellaratro
"a spadda" nato nelletà neolitica, questo tipo di "sidduni i
laurari", che si rifà, nel principio costruttivo, ai "cuddara" del giogo,
segna la nascita dellaratro a scocca, già conosciuto nellottavo secolo a.C.
in Grecia e in Italia, dal quale deriva quello siciliano. Esso si compone di un pezzo di
legno, lavorato in modo da dare una sagoma abbastanza ricurva da poggiare sulla schiena
dellanimale, mentre alle estremità, oltre ai rispettivi ganci in ferro battuto, o
"cruocchi", che si agganciano agli occhielli posti alle estremità delle gambe
della scocca, vi sono due anelli e due fori a cui si legavano il pettorale e il
sottopancia.
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SCHEDA N.18/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1917, 1918, acquisto 1982, Troina, inizi 1900.
Sella,
dal lat. Sella, in sic. Sidduni i laurari.
Di costruzione artigianale, è realizzata con due lunghe strisce di ferro piatto, sagomate
a forma di "V" rovesciata e collegate da sei sbarrette, di cui le due più in
basso sporgenti e formanti due ganci a cui veniva collegata la scocca dellaratro,
mentre gli anelli in ferro, o "ucculi", esistenti nella parte superiore,
servivano per farvi passare le redini per guidare lanimale, sul cui dorso, per non
fargli male, si poggiava il "varduni" (1918), cuscino in tela di canapa
imbottito di paglia.
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SCHEDA N.19/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 3359, donazione Barone Giuseppe 1984, Nicosia, 1979.
Lenza,
dallo sp. Lienzo, in sic. Lenza.
Di costruzione artigianale, è realizzata in "curina", ossia con le pinne che
compongono le foglie a ventaglio della palma nana o "scupazzu". Le pinne, dopo
essiccate e messe a bagno nellacqua, venivano arrotolate su se stesse collegandole
luna allaltra così da formare ununica cordicella capace di opporre una
notevole resistenza alla trazione, tanto che veniva usata anticamente per allineamenti di
impianti agricoli, edili, ecc..
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SCHEDA N.20/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1617, donazione Gioacchino Occhipinti 1965, Vittoria, fine 1800.
...,
sic. Baragghiu.
Attrezzo di costruzione artigianale, in ferro temperato, che serviva per rompere le zolle,
in genere, e per fare buche di modesta profondità. È costituito da una lamina di acciaio
di forma rettangolare con un lato leggermente incavato e, al centro del lato opposto, un
occhio in cui si introduce il manico in legno. Il "baragghiu" anticamente era
più stretto della zappa e più largo dello "zappuni".
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SCHEDA N.21/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. 1622, donazione Francesco Biazzo 1965, Serra Rovetto Vittoria, fine 1800.
Zappone,
dal lat. Sappa, in sic. Zappuni.
Attrezzo, di costruzione artigianale, in ferro temperato stretto, lungo e abbastanza
pesante, con un occhio, nella parte stretta, per il manico in legno. Serviva generalmente
a scavare terreni pietrosi.
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CATALOGO DEI BENI CULTURALI
SCHEDA N.22/1996, Esperto A. Zarino
n.inv. s.n.
Maghiuolu,
dal lat. Malleolus, in sic. Magghiuolu.
Sarmento che si taglia dalla vite, al quale è lasciato in fondo un
pezzo del ramo su cui è nato, da cui piglia la forma di martello, e si pianta per
allevare una nuova vite identica a quella da cui si è tagliato.