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"I CONZI RA VIGNA"
Al secondo anno, il vigneto già sviluppato subiva il trattamento completo che iniziava con la distribuzione del concime stallatico e limmediata zappatura, che si faceva da ottobre a novembre. Negli anni seguenti tale concimazione si praticava ogni 3 anni. Essa veniva fatta con il concime stallatico messo con il "marru" dentro il "cufinu" simile al corbello e quindi versato nei "cancieddi i fumieri" con il fondo apribile e regolabile da cui fuoriusciva il concime mentre lanimale, che li portava sul dorso, camminava spargendolo in simultanea sui due filari. Quindi si effettuava la zappatura intorno al piede della vite, della quale così facendo si tagliavano le radici superficiali, liberandola dalla terra, con la quale si faceva unampia conca, che raccogliendo le acque piovane autunnali, le faceva penetrare negli strati profondi dai quali saliva lhumor durante i caldi mesi estivi. Da dicembre a gennaio si procedeva alla potatura che, per non sfruttare la vite, si faceva corta, cioè lasciando al tralcio fruttifero al massimo 1-2 gemme ed eliminando le altre. Quindi, dalla fine di gennaio a tutto febbraio, si procedeva ad unaltra zappatura, che si eseguiva creando una "canaletta" abbastanza profonda al centro dei due filari delle viti nel senso longitudinale e ad aprile ne veniva fatta unaltra in senso trasversale. Si venivano a creare così quattro "paparuotti" o coni di terra per ogni spazio di quattro viti. Questa pratica serviva per azotare il terreno alla periferia delle viti alle quali nello stesso tempo procurava il rinnovamento delle radici periferiche o "braulami". Intanto il vigneto ha fatto le nuove gemme o "pulluni" per cui si procede alla "spirucciatura o brucculiatura" o spollonatura, o scacchiatura o sfemminellatura lasciando le gemme più fruttifere. A giugno si procede allultima zappatura, chiamata "conza di ciusu", spianando i "paparuotti" e rincalzando il piede della vite, a cui si addossa un trenta centimetri di terra in più formando il "paparuottu" o cono molto largo, che serve ad attenuare la calura dei raggi solari e per piantarvi il palo di canna. Questo serve a sorreggere la vite nellammazzolatura o "ammazzunatura" procedendo quindi al trattamento con polvere di zolfo e solfato di rame, che prima si faceva a mano libera, poi con la "caffittera", quindi con il soffietto a due mani e ultimamente con la pompa a spalla per solforare. Tale trattamento veniva fatto tutte le volte che il tempo lo richiedeva, cioè nelle giornate di caldo umido per evitare che la vite si ammalasse di peronospora, e fu introdotto sistematicamente dopo la grave crisi vitivinicola avvenuta dal 1798 al 1801 con il "morbo nero".
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.23/1996, Esperto A. Zarino
Attrezzo, di costruzione artigianale, in ferro temperato a sezione quadrata, a forma di "U" rovesciata con le estremità appuntite e al centro un occhio, pure in ferro, in cui si introduce il manico in legno. Serve per muovere e raccogliere il concime stallatico, per cui anticamente era altamente offensivo dare del "marru" ad una persona.
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.24/1996, Esperto A. Zarino
Cesta di forma tronco conica, di costruzione artigianale, è costituita interamente in verga di quercia, castagno o olivastro, per essere robusta in quanto, usata per materiali vari o per il concime stallatico, era soggetta ad essere battuta per farlo cadere.
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.25/1996, Esperto A. Zarino
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.26/1996, Esperto A. Zarino
Scaletta, dal lat. Scala, in sic. Scalidda. Essa è costruita artigianalmente interamente in legno sgrossato e si compone di due sbarrette corte che dividono in tre spazi le due sbarrette lunghe e robuste, dove sono incastrate e alle cui estremità sono ricavati, grazie al taglio del legno, altrettanti uncini. Questi servono per legarvi gli oggetti da trasportare sul dorso degli animali, dove la "scalidda" veniva fissata nel senso della lunghezza con una cinghia al centro, che passava sotto la pancia dellanimale.
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.27/1996, Esperto A. Zarino
Essa, costruita artigianalmente, è interamente in ferro battuto e si compone di due sbarrette corte e piatte che dividono, in tre spazi, i due lunghi tondini di ferro in cui sono imperniate e che hanno le estremità ricurve verso linterno formanti altrettanti uncini. Questi servono per legarvi gli oggetti da trasportare sul dorso degli animali, dove la "scalidda" veniva fissata nel senso della lunghezza con una cinghia al centro, che passava sotto la pancia dellanimale.
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.28/1996, Esperto A. Zarino
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.29/1996, Esperto A. Zarino
Forbice, tipica dellartigianato vittoriese, interamente in acciaio con il dado romboidale, per cui veniva dotata di apposita chiave che faceva pure da giravite, in modo da potere smontare non solo la forbice, ma anche la lama da taglio per facilitarne laffilatura. Questo esemplare ha incisa una "C", che è liniziale dellex potatore Cognata Giovanni di Vittoria.
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.30/1996, Esperto A. Zarino
Costruita artigianalmente in ferro battuto, appositamente per dadi romboidali, funge con laltra estremità da giravite e serve per smontare completamente la forbice da potare, tipicamente vittoriese, riportata nella foto esplicativa.
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.31/1996, Esperto A. Zarino
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.32/1996, Esperto A. Zarino
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.33/1996, Esperto A. Zarino
Soffietto a mantice marca "Vermarel" di Casale Monferrato. Deriva dal mantice del fabbro ed è costruito in legno, latta e cuoio che, piegato a fisarmonica, costituisce il mantice vero e proprio. Il soffietto veniva impugnato con le due mani che, quando si allargavano provocavano laspirazione dellaria, e chiudendole laria veniva espulsa assieme a una minima parte dello zolfo posto nel contenitore. Questo sistema consentiva una solforata razionale della vigna, superiore a quella fatta con la "caffittera".
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.34/1996, Esperto A. Zarino
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.35/1996, Esperto A. Zarino
Pompa da inzolfare di forma cilindrica marca "Ideal". È costruita interamente in latta e veniva portata sulle spalle grazie a due cinghie di canapa cosicché, mentre con la mano sinistra, innalzando e abbassando una leva, si azionava il mantice per far uscire lo zolfo in polvere, con la mano destra, grazie ad un tubo di gomma flessibile collegato ad una cannula di latta, si indirizzava lo zolfo al posto desiderato.
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