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"U PALLUMMIENTU"
Finita la fermentazione, si procede alla torchiatura delle vinacce separandole dal mosto con i "cancidduzzi i sfussari", cioè uscire dal fosso (ossia tino) la poltiglia delluva che veniva ammassata nell"aria" di centro per la spremitura. Questa avveniva nella pressa tradizionale, inventata nel periodo greco, che era costituita da un lungo e grosso tronco di pianta di "ruvulu" (ossia quercia) che, come si può vedere dalle schede 39, 47 e 48, era incernierata alla base nel finestrale di centro esistente sul muro di fondo del palmento. Il tronco, posizionato orizzontalmente, attraversava tutto il piano inclinato o "aria" di centro e il corrispondente tino arrivando oltre il centro del palmento con laltra estremità a forma di forcella o di V. Qui, le due estremità erano collegate da un grosso tronco forato a cui si avvitava una lunga vite in legno duro di quercia. A questa vite, in basso, era fissata, con un grosso bullone di ferro detto "monicu", la "cianca", che era un grosso tamburo di calcare in pietra viva di Comiso. Portato il braccio della pressa quanto più in alto possibile si accatastavano allaltra estremità, a forma di parallelepipedo, i raspi e i chicchi pressandoli bene e ritagliandoli con lapposita accetta del palmento. Quindi, coprendo tutto con grossi "cippi" ossia traverse, si faceva abbassare il tronco girando al contrario la vite, posta allaltra estremità, fino a quando la "cianca" restava sospesa. Si aveva così una leva di 2° genere, con il fulcro sul muro retrostante del palmento, la resistenza era costituita dai raspi al centro e, allaltra estremità, la forza costituita dal grosso e pesante tamburo di pietra che lentamente ritornava a poggiare sul pavimento. Questa operazione veniva ripetuta più volte dopo aver fatto la "scuozzula", cioè togliere dalle vinacce spremute i raspi più grossi eseguendo la diraspatura ossia "sgrappunatura". Questo tipo di pressa, che costituisce una delle prime macchine inventate dalluomo nel periodo greco, veniva utilizzata fino a tutto il 1800 ed oltre, quando veniva progressivamente sostituita dal nuovo "cuonzu" o torchio, copiato su quello per lestrazione dellolio dalla pasta delle olive, pure di origine greca.
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.43/1996, Esperto A. Zarino
È costruito artigianalmente con quattro pezzi di legno lavorato, di cui il più lungo e grosso costituisce il manico che allestremità più grossa ha fissate, con chiodi e una cordicella di "curina" della palma nana, le tre punte leggermente arcuate dette "ianchi". Serve nel palmento per raccogliere la poltiglia delluva, dopo la seconda pigiatura, e buttarla nel tino per la fermentazione del mosto. PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.44/1996, Esperto A. Zarino
È costruita artigianalmente, generalmente da un unico pezzo di legno di faggio, lavorato in modo da lasciare, alla fine del lungo manico cilindrico, una tavola abbastanza larga sagomata in modo da poter raccogliere, nell"aria" laterale del palmento, i chicchi e la polpa delluva che sfuggono al forchettone, per buttarli nello stesso tino col mosto. PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.45/1996, Esperto A. Zarino
PROVINCIA REGIONALE DI RAGUSA - POLIMUSEO A. ZARINO - VITTORIA SCHEDA N.46/1996, Esperto A. Zarino
SCHEDA N.47/1996, Esperto A. Zarino Forcella, dal lat. Furcilla, in sic. Furcedda. Fotografia vendemmia anni 70 in C.da Serra dElia, con particolare del palmento Busacca-Marangio relativo allinnalzamento della forcella o leva di secondo genere, che così consentiva di accatastare allaltra estremità prossima al fulcro la poltiglia delluva da pressare.
SCHEDA N.48/1996, Esperto A. Zarino
Fotografia vendemmia anni 70 in C.da Serra dElia, con particolare del palmento Busacca-Marangio relativo allinnalzamento della "cianca" trattenuta dal "monicu" al "vituni", o gamba, che, con laltra estremità, si avvitava alla forcella per fare forza sulla leva di secondo genere che pressava, allestremità prossima al fulcro, la poltiglia delluva.
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